Cloud Computing: lo stato dell’arte per Politecnico e Bocconi

Il 28 giugno 2012 il Politecnico di Milano traccia l’attuale punto della situazione con il convegno “Cloud Economy: ultima chiamata”, dove sono stati mostrati gli studi dell’Osservatorio sul Cloud Computing della School of Management.

In un’aula gremita di persone hanno inizialmente tenuto banco gli interventi di Umberto Bertelè, Stefano Mainetti e Mariano Corso, che hanno presentato i risultati della ricerca dell’Osservatorio. Lo scopo della ricerca è stato quello di verificare le attese sulla crescita del mercato del Cloud in Italia, monitorandone lo stato di diffusione, i modelli architetturali abilitanti e i principali percorsi di adozione. Il campione in esame quest’anno è stato considerevole: interviste a circa 130 CIO di grandi imprese e 660 responsabili IT di PMI e analisi di oltre 110 casi studio di adozione del Cloud Computing nelle imprese italiane, opportunamente selezionati in modo da garantire eterogeneità di dimensione e di settore di business.

Dai primi dati esposti si evidenzia subito, come troppo spesso capita di vedere, una situazione italiana in forte ritardo, a causa soprattutto delle condizioni al contorno. L’Italia si trova infatti al 46° posto mondiale come spesa ICT sul PIL, al 58° per percentuale di utenti connessi e al 22° come velocità di connessione media. Un gap che non ci allontana soltanto dai paesi più sviluppati, ma ormai anche dai principali paesi in via di sviluppo.

Entrando più nel dettaglio del tema del convegno, il budget dedicato a soluzioni Cloud nel 2012 è stato nel complesso di 443 milioni di €, ovvero solamente circa il 2,5% della la spesa ICT totale. Di questi la stragrande maggioranza è a carico delle grandi imprese. Come termine di paragone, la media europea vede un investimento nel Cloud di circa il 3% ma su una base di spesa ICT decisamente più alta, mentre negli USA la percentuale arriva al 6%, su una spesa ICT ancora maggiore.

Nonostante ciò, ad essere ottimisti, si può considerare siamo comunque davanti a un trend positivo, con un +25% rispetto allo scorso anno, segno che l’interesse verso la tematica, perlomeno nelle grosse società, è presente anche nel nostro paese. Ben il 67% delle grandi aziende sta utilizzando o sperimentando una soluzione di Cloud Computing e solo l’8% dichiara di non avere un interesse in merito. La scelta del modello di Cloud da implementare si divide equamente tra soluzioni di Private Cloud e di Public Cloud, con una leggera prevalenza della prima soluzione (48% contro 41%), data da un leggero timore verso la perdita di controllo e dal forte cambiamento necessario per approcciare il modello pubblico. Nelle imprese al di sotto dei 250 addetti invece la situazione è molto differente. Solo il 22% di esse ha avviato progetti Cloud e ben il 76% è ancora indifferente davanti a questo fenomeno. Anche in queste realtà la preferenza va al modello del Private Cloud (17% contro 5% del Public Cloud).

Tra le tipologie di Cloud si evidenzia invece come stiano sempre più crescendo le soluzioni IaaS e Saas, quest’ultime limitate comunque a specifici ambiti, mentre hanno ancora una bassa presenza sul mercato le soluzioni di Platform as a Service, anche a causa di un mercato dell’offerta non ancora maturo verso queste soluzioni.

Una stima che riguarda esclusivamente i benefici economici attesi dall’implementazione di soluzioni Cloud, mostra come ci si aspetti un risparmio di almeno il 15/20% del TCO di nuovi progetti IT, che si traducono in un risparmio cumulato annuale di almeno 500 milioni di €, che potrebbero arrivare a 1 miliardo di € se l’adozione del Cloud si allineasse a quella degli altri paesi. Valutando invece i benefici ottenuti dall’implementazione di soluzioni Cloud già in essere, le voci indicate dai CIO come più rilevanti sono una maggiore scalabilità del servizio (57%), una riduzione della complessità gestionale (55%) e minori investimenti IT richiesti (53%), seguiti a ruota dalla maggiore flessibilità e tempestività nel cambiamento, dall’affidabilità del servizio dal maggiore controllo sui costi e dall’aggiornamento costante delle funzionalità. Al contempo le maggiori criticità rilevate sono legate alle difficoltà di integrazione con i S.I. esistenti (40%), all’immaturità dell’offerta (35%) e da problemi di carattere legislativo e di SLA. Sorprendentemente, invece, la valutazione della perdita del ruolo dell’IT nei confronti della Line Of Business è vista critica solo da un 6% degli intervistati, segno che le barriere principali allo sviluppo del Cloud non siano percepite a livello organizzativo e interno alla Direzione IT, ma piuttosto a livello tecnologico ed esterno.

In seguito allo snocciolamento dei dati delle ricerche, è stato invece evidenziato come i diversi attori del mercato ICT, mercato dell’offerta in primis, stiano subendo un forte cambiamento organizzativo e tecnologico legato all’avvento del Cloud. Si è analizzata l’evoluzione dei Data Center aziendali, oggi interessati da un percorso di virtualizzazione e consolidamento, che con il Cloud ha visto una forte spinta alla standardizzazione e semplificazione. Anche i sistemi Client stanno subendo una forte rivoluzione, spinta da necessità di contenere i costi e di abbracciare nuove tipologie di dispositivi, e che vedono nel Cloud un layer comune su cui costruire un parco applicativo centralizzato. A questo si aggiunge l’evoluzione dell’architettura applicativa, sia nelle modalità di fruizione date sia dalla diffusione del modello SaaS, sia nelle modalità di integrazione con sistemi legacy, grazie a Enterprise Portals ed Enterprise Application Integration (SOA). Da notare come i Portali, che permettono di integrare velocemente diversi servizi esistenti a livello di interfaccia, sono molto più diffusi e preferiti dai CIO, se paragonati alla durata e complessità dei progetti SOA, che rimangono indicati per integrazioni a livello dati e applicativo, anche a causa dell’arricchimento ed evoluzione delle funzionalità di interesse per la LoB.

Anche la tradizionale filiera IT, ben rappresentata nella tavola rotonda, si sta velocemente riconfigurando per stare al passo del cambiamento portato dal Cloud, pur rimanendo ancora abbastanza lontana da una fase di maturità organizzativa e nell’offerta. Nascono nuovi attori che si posizionano a diversi livelli intermedi della filiera, come i System Integrator, i Service Provider, i Cloud Service Broker e anche gli stessi operatori Telco, che possono sfruttare il differenziale competitivo di un offerta di un servizio completo, arrivando fino “all’ultimo miglio”, e che potranno svolgere nel futuro un ruolo primario.

Supportare il Cloud implica però, a monte degli aspetti tecnologici e di integrazione, una serie di cambiamenti gestionali e organizzativi che oggi faticano ad essere alla portata di molte realtà italiane. Per questo il ruolo dei Consulenti diventa di primo piano nell’accompagnare le imprese nell’orientarsi in questo scenario innovativo, arrivando spesso a coprire tutto il processo di sviluppo di questi progetti. Si inizia anche a intravedere la nascita di “ecosistemi di partner” in grado di offrire una soluzione integrata end-to-end semplice e affidabile, in grado di mascherare la complessità tecnologica sottostante.

Il Cloud sembra quindi essere una rivoluzione dell’IT non più soltanto annunciata, rispetto alla quale però gran parte delle aziende private e pubbliche amministrazioni appaiono ancora ferme ai blocchi di partenza, dimostrandosi non pronte a questo cambiamento. Ed è nelle PA che si intravedono i maggiori benefici che, purtroppo, non vengono ancora sfruttati a dovere.

Nella seconda parte del convegno hanno preso la parola NVR (Italo) e Barilla che hanno illustrato come il Cloud Computing abbia permesso la realizzazione di alcune soluzioni all’avanguardia nei rispettivi settori, cambiando completamente il modo di approcciare progetti IT e rappresentando un vantaggio competitivo rilevante rispetto ad altri competitor, in particolare nei costi e nei tempi di reazione ai cambiamenti esterni.

Parallelamente al Politecnico di Milano, anche la Bocconi ha recentemente presentato un rapporto sul tema del Cloud Computing intitolato “Competitività del Cloudcomputing in Lombardia”. Tale studio, realizzato in collaborazione con AssoLombarda,si focalizza in particolare sulla situazione della Lombardia e pone maggiormente l’accento sulle scelte competitive d’implementazione di strutture cloud e di delocalizzazione dei datacenter da cui vengono erogati i servizi.

Vengono evidenziati alcuni fattori critici che determinano le strategie di mercato e di locazione per lo sviluppo di un ecosistema Cloud di valore per le imprese sul territorio:

  • Distanza dal datacenter: a causa dell’attuale infrastruttura di rete italiana e dello stato degli apparati che la compongono, la distanza tra datacenter e fruitori del servizio impatta in maniera significativa sulle prestazioni, soprattutto in ambiti in cui sono necessarie risposte realtime, in cui il tempo di latenza è fondamentale.
  • Energia elettrica: in Italia il costo dell’energia è di circa il 25% più alto rispetto alla media europea, e ancora più alto se confrontato con Francia (addirittura 44%), Germania e Spagna. Ciò rende poco competitiva la realizzazione di datacenter di grandi dimensioni. In questo la Lombardia è leggermente avvantaggiata sulle altre regioni italiane, in quanto, avendo una densità abitativa elevata, permette di fare scala sia sulla rete distributiva energetica sia sui punti di accesso.
  • Infrastrutture ICT: anche in questo caso la Lombardia si pone su un gradino più alto rispetto alle altre regioni italiane, potendo contare di una copertura di dorsali e collegamenti “ultimo miglio” in fibra ottica tra le prime in Italia, pari solo a certe zone del Lazio. In generale la fibra in Italia dal 2002 al 2008 ha visto una crescita del 40%, anche se ci si aspetta un sostanziale aumento degli investimenti soprattutto nei prossimi anni.
  • Disponibilità di risorse umane: il 90% delle grandi aziende ICT ha almeno una filiale in Italia e di queste più del 40% ha la sede principale in Lombardia (in particolare tra i comuni di Milano e Assago). Ciò attira un capitale di risorse umane specializzate verso la Lombardia, che rappresenta un tassello fondamentale per la crescita di nuove iniziative imprenditoriali attorno ai servizi Cloud.
  • Politiche economico-legislative: dopo anni di immobilismo si sta avviando il progetto “Agenda Digitale Italiana” che ha come obiettivo quello di dotare l’Italia dell’infrastruttura necessaria per l’erogazione di servizi digitali ai cittadini, sia promuovendo l’accesso a internet veloce in tutto il paese con un piano di investimenti pubblici e privati, cheusando il CloudComputing come paradigma base per l’informazione del Paese e della PA.

Nel rapporto viene stimata una domanda di servizi Cloud, per le sole imprese lombarde, tra i 72 milioni e i 228 milioni di euro (rispettivamente 10% e 40% dell’attuale spesa ICT), in base alla propensione all’outsourcing dei vari soggetti. Tale stima, concordante sia con quella fornita dal Politecnico sia con quella fornita dalle principali società di consulenza (IDC, Gartner, Sirmi e Yankee), fa capire quanto diventerà cruciale supportare al meglio una serie di servizi che possano trarre pieno vantaggio da questo annunciato cambiamento. Per far crescere ulteriormente il mercato lombardo, è però necessario che anche il resto del Paese segua la strada intrapresa dalla Lombardia, realizzando nuovi ed efficienti datacenter e infrastrutture, puntando alla stabilizzazione dei costi energetici e a politiche locali che favoriscano le imprese del settore, e investendo per attirare risorse umane qualificate.

Claudio Rava

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