Ma cosa fa un funzionale ?

Analisi Funzionale
Analisi Funzionale

Ma cosa fa un funzionale in un progetto IT ?

Qualche tempo fa candidamente un collega tecnico mi chiede: ma alla fine cosa fa esattamente un funzionale ?

Io sono cascato dalle nuvole, ma come, ho pensato, questo ha un bel po’ di anni di esperienza nello sviluppo e mi chiede cosa fa un funzionale.
Ma fino ad oggi come ha lavorato, mi è venuto spontaneo pensare. Poi però ci ho ragionato un po’ e forse domanda ha un suo perchè.
Cerchiamo di capirci un po’ di più.

Allora cosa fa un funzionale ? La prima risposta secca deve essere : fa l’analisi.

L’analisi intesa come tutto quello che serve per capire cosa il cliente ha in mente e cosa effettivamente è possibile fare.
A mio avviso è questo il centro dell’operato di un funzionale in ambito IT: dedurre tramite apposite riunioni oppure nel caso peggiore tramite la lettura della documentazione a disposizione, come sintetizzare e razionalizzare i processi che devono essere supportati dalla soluzione IT.

Primo punto chiave: la competenza sui processi.

E’ chiaro che quando si parla con il cliente è necessario essere preparati. Una competenza specifica sulla tipologia dei processi che si stanno trattando è essenziale, il punto fondamentale è “parlare la lingua del cliente” e riuscire a sviscerare i punti oscuri che potrebbero portare ad una analisi ambigua e quindi poco efficace. Per me non è necessario essere funzionali super specializzati ma, sopra ogni cosa, saper condurre una riunione e saper adattare il proprio porsi e confrontarsi rispetto alla tipologia di platea che si ha di fronte.
Quanti funzionali ho visto con l’atteggiamento da maestrina super preparata cercare di far parlare utenti reticenti ! Non è il modo di condurre una analisi.

Una volta che si sono raccolti i requisiti degli utenti (o business requirements se vogliamo fare i sofisticati) è necessario predisporre un documento di analisi il più sintetico e chiaro possibile. Pochi svolazzi ma molta sostanza: descrivere cosa si è capito, schematizzare i processi e le relative soluzioni IT di supporto.

Secondo punto chiave: non disegnare l’impossibile.

Mentre si scrivono le specifiche funzionali è bene aver in mente cosa si sta chiedendo alle persone dello sviluppo.
E’ inutile fare una analisi meravigliosa e disegnare soluzioni fantascientifiche se poi tutto ciò non si può realizzare. Quindi piedi per terra e collaborazione spinta con gli architetti IT. La soluzione proposta deve essere il più possibile condivisa con il mondo dell’IT.

Il dettaglio delle specifiche funzionali può essere più o meno di dettaglio, in alcuni casi arriviamo alla definizione dei singoli campi in altri disegniamo solamente mega flussi di integrazione. Dipende dal progetto e dal contesto specifico. In ogni caso l’analisi viene poi trasmessa al mondo dello sviluppo dove viene condotta l’analisi tecnica di dettaglio e viene redatto il documento di specifica tecnica dove si evidenzia tutto quello che serve per poter iniziare gli sviluppi.

Terzo punto: dialogare con lo sviluppo.

Non c’è elemento più pericoloso in un progetto IT di una netta separazione tra il mondo funzionale e quello tecnologico.
Il funzionale deve saper parlare con le persone dell’IT e deve saper dare il giusto supporto sia nelle fasi di analisi congiunta che nelle fasi di test.

Quarto punto: testare testare ed ancora testare.

Nel mondo IT i test sono di straordinaria importanza e devono essere ambito dei funzionali. Questo perchè le persone che sviluppano hanno per forza di cosa una visione parziale del tema mentre è necessario ideare e condurre i test nel modo più articolato possibile.
Il funzionale quindi si prende carico di creare i vari scenari e di testare la soluzione, prima in ambito esclusivamente progettuale e, quando pronti, anche con il cliente. Anche in questa fase è assolutamente necessario mantenere un rapporto funzionale – sviluppo il più amichevole e professionale possibile in modo da poter individuare i problemi e trovare la soluzione migliore in maniera rapida ed indolore.

Ho risposto alla domanda “cosa fa un funzionale” ? spero di si, anche se non è tutto qua.

Il grosso del lavoro a latere di queste fasi è la gestione del cliente, il saper intrecciare rapporti professionali di spessore e gestire le problematiche o criticità che qualsiasi progetto si porta dietro.

6 thoughts on “Ma cosa fa un funzionale ?

  1. Verissimo Gianluca.

    Quando c’è un progetto a corto di budget (ed ormai sono tutti in questa situazione) la cosa più semplice è tagliare l’analisi tecnica e spingere il funzionale verso una analisi più dettagliata.

    Risultato ? l’analista tecnico si deve comunque fare l’analisi nella sua testa, con il rischio sempre presente di condurla in maniera non coerente con il resto del team di sviluppo.

  2. Penso anche (come dice Gianluca) che spesso e volentieri nelle realtà in cui ho lavorato, si passi sempre più verso le richieste “dettate” dal cliente allo sviluppatore/analista. Poca analisi + sviluppo “on demanded”. Questo porta a fidarsi di quello che lo sviluppatore con competenze “funzionali” può realizzare, riducendo costi (si elimina una figura) e avere da parte del cliente una visione diretta di quello che si stà realizzando e come.
    Ovvio che ci sono clienti e clienti che possono permettersi questo tipo di atteggiamento: magari con persone interne che hanno una specifica figura IT all’interno dell’azienda.

  3. Beati i tempi del 2009; nel 2012, nel pieno della crisi economica, non si risparmia tagliando l’analisi tecnica, ma l’analisi funzionale!

    Infatti il profilo di costo di un funzionale, è superiore a quello di uno sviluppatore, quindi ha senso per le aziende di consulenza fare un mini-corso a uno sviluppatore assunto al minimo (e con tempo determinato), oppure mandarlo direttamente allo sbaraglio.

    Risultato? Funzionali scontenti perchè rimangono senza lavoro (io ne ho due accanto, uno gioca e l’altro legge il giornale), sviluppatori scontenti per il disagio di fingersi quello che non si è, e la paga non eccelsa (1100 al mese dopo 6 anni di lavoro sono non solo pochi, ma è pure offensivo!), e clienti scontenti della qualità del lavoro, ma a cui alla fin fine la situazione conviene, visto il risparmio.

  4. Credo che diversi piccoli imprenditori dovrebbero leggere il tuo post (molto chiaro e ben scritto) per rendersi conto che hanno bisogno di un analista funzionale. Certo, in una società piccola si tende ad escludere dal processo tutto ciò che porta una spesa, perché se le risorse non ci sono bisogna adattarsi. Ma ripetere questo concetto dogmaticamente (come fanno gli imprenditori in questione) serve a poco. Bisogna invece fare due conti e capire: costa di più pagare un analista funzionale o saltare questo passaggio (affidandolo all’imprenditore stesso o comunque a qualcuno che non ne ha le competenze)? A prima vista, costa di più pagare l’analista. Ma l’esperienza insegna (a chi vuole imparare) che i costi insopportabili sono ben altri: sviluppare seguendo specifiche sbagliate, rifare, incomprensioni col clienti, tempistiche scelte in base a “secondo me si fa in un mese”, analisi che non tengono conto delle difficoltà tecniche… insomma: è proprio chi non ha soldi da spendere, che dovrebbe investire nell’analisi tecnica, perché a ben guardare risparmia.
    Immagino tu sia d’accordo con me, e non solo per convenienza…

  5. Hai risposto molto bene, evidenziando gli aspetti diplomatici e comunicativi fondamentali inuesto tipo di mestiere.
    Ricordiamoci infatti che il cliente molto spesso non sa nemmeno lui quello che vuole – un buon funzionale deve saper “tirargli fuori” le necessità e GUIDARLO

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