Il seminario è rivolto a chi voglia approfondire il proprio potenziale e migliorare la qualità della propria vita.
Le ricerche moderne mostrano che più del 80% del proprio successo è legato alle capacità emotive e relazionali dell’individuo. Saper usare le proprie emozioni e avere più consapevolezza del funzionamento della propria parte inconscia (intelligenza emotiva) porta a vivere meglio.
Il seminario consente di definire obiettivi, acquisire strategie, consolidare capacità e gestire emozioni, trovando nuove ispirazioni per motivarsi al successo.
Inoltre ci insegna a riconoscere le nostre convinzioni limitanti, per renderci consapevoli delle nostre reali potenzialità e consentirci di porci obiettivi che prima non avremmo pensato di poter fare nostri.
Qui sotto riassumo i contenuti principali, ma raccomando la partecipazione diretta per l’importanza della parte esperienziale e per la grande empatia di Giovanni Porreca.
Premessa – un senso di inadeguatezza
Siamo troppo abituati a vivere con un senso di inadeguatezza.
Saprò riuscire in questa impresa? Centrerò il mio obiettivo? Sarò capace di ottenere un buon risultato? Troppo spesso mettiamo in dubbio noi stessi e le nostre potenzialità.
Questo è figlio della educazione che riceviamo, che fin dalla scuola ci insegna troppo spesso ciò in cui sbagliamo, gli errori commessi nelle prove cui siamo sottoposti, il senso dell’ansia da valutazione; non ci insegna invece a credere in noi stessi, a individuare le nostre eccellenze, a formulare strategie per eccellere e per raggiungere obiettivi sfidanti.
C’è troppa cultura della scarsità di risorse, poca cultura della abbondanza di risorse.
C’è una cultura dell’errore sbagliata, che mette al centro la ricerca del colpevole anziché il capire per migliorare.
Raggiungere gli obiettivi è possibile, occorre però resilienza: Edison fece più di 11.000 tentativi prima di inventare la lampadina.
La società di oggi è troppo veloce, e come prima cosa occorre rallentare per trovare il tempo di riflettere ed acquisire maggiore consapevolezza.
La velocità porta stress, lo stress porta conseguenze psicologiche e fisiche negative.
Inutile lamentarsi di ciò che non va, meglio iniziare a mettere in atto azioni per invertire la tendenza.
Fondamentale in questo fare cose che piacciono, trovare la parte divertente in ciò che facciamo e non prenderci troppo sul serio.
Elementi per una comunicazione costruttiva
Le nostre parole ed il nostro corpo comunicano, e vi sono alcuni punti di cui tenere conto se desideriamo comunicare avendo più probabilità di raggiungere i nostri obiettivi:
- Imparare a pensare e dirci le cose che vogliamo
- Per attivare il pensiero della persona con cui parliamo e consentirgli di non farsi dominare dalla parte inconscia, iniziare sempre con delle domande aperte. Fare le giuste domande. Il pensiero resta razionale se stimolato con domande.
- Se l’interlocutore mi aggredisce o mi fa paura, invece di reagire male mi chiedo:
- Quale è il mio scopo?
- Cosa posso fare di diverso da quello che mi verrebbe spontaneo?
- Che conseguenze possibili otterrò dalle mie azioni? Stimolandomi con le giuste domande, non rischierò di cadere vittima della mia parte emotiva.
- Parole da non usare mai: TUTTI, SEMPRE, MAI, NESSUNO, PERO’ (il però nega quello che dice l’altro). Queste parole generalizzano e creano una barriera nella nostra comunicazione.
- Non focalizzarsi sulla scarsità ma sulla abbondanza, cioè su tutte le possibilità che ha a disposizione la persona che abbiamo davanti. La nostra cultura ci fa vedere i limiti e la scarsità, ma noi dobbiamo spaziare senza vincoli che spesso non esistono (convinzioni limitanti).
- Il miglior modo per far capire che si ascolta è ripetere le parole dell’interlocutore.
Cosa influenza i nostri risultati?
- Il focus mentale -> dirigere la propria attenzione sull’obiettivo
- La nostra fisiologia (il corpo comunica)
- La nutrizione
Più dell’80% del successo è legato alle nostre emozioni, e solo il 20% alle nostre competenze. Lo stanno dimostrando la psicologia e le neuroscienze.
Spesso non otteniamo un risultato perché non ci concentriamo su di esso.
Concentriamo l’attenzione su cose totalmente inutili, e non focalizzandoci sui nostri obiettivi perdiamo di vista molte grandi opportunità. La nostra percezione è selettiva, se concentriamo l’attenzione su alcuni dettagli ci possiamo perdere cose davvero macroscopiche e che accadono proprio di fronte a noi.
Cose che impattano sulla nostra vita e sui risultati che otteniamo:
- Quello che pensi
- Quello che fai (come impieghi il tuo tempo)
- Come reagisci agli eventi e il significato che gli dai (convinzioni)
Il funzionamento del nostro cervello
Il nostro cervello ha come 3 strati:
- Rettile (il più primitivo – è inconscio – governato e costituito dall’amigdala, una ghiandola che determina le reazioni più istintive – ATTACCA/FUGGI – e che quando viene lasciata agire liberamente spegne la nostra capacità di ragionare perché manda tutto il sangue a piedi e mani per fuggire o attaccare, sottraendolo al cervello razionale)
- Emotiva (la sfera delle emozioni – sempre inconscia)
- Cognitiva (la parte conscia, del pensare)
La parte inconscia è molto importante e funziona a una velocità molto maggiore di quella conscia.
Nella parte inconscia le informazioni vengono registrate in base alle esperienze, e solo quando le esperienze causano:
- Piacere
- Dolore
Quando ci troviamo in una situazione, il nostro cervello (che ci vuole bene), cerca le esperienze simili tra le sinapsi che ha creato nella propria parte inconscia e ci propone istintivamente una emozione corrispondente.
Non è detto che abbia ragione, potrebbe farci provare paura o rabbia di fronte a cose che nella realtà non sono negative. Questo perché si basa su ciò che sa, sulle esperienze che ha già fatto.
Possiamo accedere alla parte razionale anche in questi casi? SI, con due strategie:
- FISIOLOGICA – costringiamo il nostro corpo a muoversi in modo insensato rispetto alle emozioni che stiamo provando (es. salto e alzo le braccia mentre sono abbattuto e triste). Facciamo due bei respiri profondi, per costringere il sangue a rifluire dalle estremità verso la parte razionale del cervello.
- DOMANDE – mi chiedo:
- Quale è il mio scopo?
- Cosa posso fare di diverso da quello che mi verrebbe spontaneo?
- Che conseguenze possibili otterrò dalle mie azioni?
Reazioni sbagliate:
- Abbandonarsi alla parte istintiva, lasciare agire l’amigdala
- Cercare il colpevole
- Fare le vittime
Reazioni corrette:
- Concentrarsi sullo scopo
- Cercare le soluzioni
In generale, il cervello è un nostro servitore, ma occorre comandarlo con decisione, altrimenti comanda lui (la parte inconscia).
Se esperienze passate ci condizionano negativamente quando ne viviamo di simili (paure, rabbia,…), è possibile ricondizionare la parte inconscia e limitare questo fenomeno al minimo.
Il cervello associa immagini, suoni ed emozioni ad una esperienza negativa.
Esistono tecniche basate sulla concentrazione e sull’immaginazione per associare esperienze negative passate a immagini, suoni ed emozioni divertenti, ed in questo modo superare le paure e le convinzioni negative che le esperienze passate ci hanno causato.
Queste tecniche sono spesso sperimentalmente molto più veloci nel dare buoni risultati che non la psicanalisi stessa.
Convinzioni limitanti e potenzianti
Le convinzioni che abbiamo sono il risultato di una nostra interpretazione della realtà, sono verità soggettive.
Possono quindi non corrispondere alla realtà, il rischio è quello di interpretare quello che ci capita e prendere decisioni sulla base di convinzioni errate.
Oltretutto, il nostro inconscio tende a generalizzare (un uomo mi ha tradito… tutti gli uomini sono traditori).
Possiamo quindi essere convinti di non saper raggiungere un obiettivo sulla base di convinzioni errate.
Oltretutto, la nostra educazione si basa sulla cultura della SCARSITA’ di risorse: ci dicono sempre quello che non va, correggono i nostri errori fin dalla scuola, ci danno costantemente dei feedback che mettono in pericolo la nostra autostima.
Vi sono convinzioni POTENZIANTI e LIMITANTI: quelle limitanti sono convinzioni non corrispondenti alla realtà, e che ci fanno rinunciare al tentativo di raggiungere obiettivi. Quelle potenzianti invece ci danno sicurezza e certezze.
Come capire se una convinzione è limitante?
- È una verità assoluta o presunta? Quali sono i fatti? (es. effetto placebo)
Il cervello è un servitore, occorre comandarlo altrimenti ci comanda lui con la sua parte inconscia. L’inconscio non è razionale, ma funziona per neuro-associazioni che costruisce nel momento in cui una esperienza diventa in noi una convinzione (si formano legami tra neuroni, è come si salvasse un file). La parte inconscia tende a generalizzare e distorcere, e costruisce delle MAPPE di interpretazione della realtà, che poi userà per giudicare eventi successivi.
Se abbiamo una convinzione errata, è possibile RICONDIZIONARLA. Occorre immaginare la situazione che ci ha creato la convinzione limitante, concentrandosi bene, ed associare a quel momento una sensazione visiva, uditiva, sensoriale (profumo, carezza,…) molto piacevole (ANCORA). Ripetendo questo processo per una ventina di giorni tutti i giorni 3 volte, il cervello si ricondiziona e la convinzione cambia segno (diventa potenziante) perché cambia la rete neurale delle connessioni.
Le connessioni neurali si formano sia che la esperienza sia reale, sia che sia immaginazione (le convinzioni nascono al 70% da IMMAGINAZIONE !!).
Le esperienze reali possono essere legate a: famiglia, amici, scuola, media, lavoro,…
- Quali sono i fatti? Quali sono le conoscenze, le informazioni a riguardo?
Anche se una cosa mi fa paura a causa di una mia convinzione, posso sempre:
- Accettare la paura
- Chiedermi: mi serve in questo momento?
- Chiedermi: cosa posso fare per cambiare le cose?
Bibliografia
- NAPOLEON HILL – PENSA E DIVENTA RICCO
- ABRAHAM SCOTT – L’UOMO PIU RICCO MAI ESISTITO
- LIBRO DEI PROVERBI (BIBBIA)
- JOHN ASSARAF – LA RISPOSTA (sulla comunicazione)
- STEVE COVEY – LE 7 REGOLE DEL SUCCESSO (sulla comunicazione)